16 filari da completare in giornata, 2 persone per ogni filare, pochi gesti (tagliare, porre il grappolo nella cassetta, allineare le cassette piene) che da complessi diventano automatici ed efficienti.
Complice anche il caldo la fatica si fa sentire, la collina è ripida, la risalita al termine di ogni filare è sempre più pesante. All'inizio si chiacchera molto, sembra quasi di essere a una pausa caffè, si spettegola sulle ultime notizie dei tg, si filosofeggia, si ascoltano le spiegazioni sulle tecniche si coltivazione. Poi cala il silenzio, si conservano le energie, si ascoltano i rumori del nostro lavoro e del nostro corpo. Nei momenti di break ci si sdraia tra i filari, qualche scambio di battute, poi di nuovo il silenzio. Si cerca il contatto con la natura per rigenerarsi e staccare dalla quotidianità.
Nel break del pranzo, assistiamo alla deraspatura e alla messa in botte da fermentazione.
Ci viene servito un pranzetto eccezionale, frugale secondo i padroni di casa, luculiano per noi. Tutto biologico e a km zero, vi consiglio di fare un giro e prenotare un pranzetto o una cenetta, non rimarreste delusi!
Il pomeriggio è ancora più pesante ma bisogna finire, sta per arrivare un temporale forte che distruggerebbe l'uva rimasta. Si parla sempre meno e il lavoro va via veloce. Ormai sono completamente sporca di uva, credo di averne anche nelle mutande essendomi seduta sul trattore completamente inondato di succo violaceo...
I proprietari ci spiegano che l'uva che abbiamo raccolto, a vendemmia tardiva, darà un vino ad alta concentrazione alcolica che sarà invecchiato tredici anni.
L'appuntamento è quindi nel 2024 per bere il frutto del nostro lavoro!
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