martedì 29 gennaio 2013

La donna dei fiori di carta



“Il monte Fumo è una cattedrale di ghiaccio, teatro di una battaglia decisiva. Ma l’eco dei combattimenti non varca l’entrata della caverna in cui avviene un confronto fra due uomini. Uno è un prigioniero che all’alba sarà fucilato, a meno che non riveli nome e grado. L’altro è un medico che ha solo una notte per convincerlo a parlare, ma che ancora non sa che ciò che sta per sentire è molto più di quanto ha chiesto e cambierà per sempre anche la sua esistenza. Perché le vite di questi due uomini che dovrebbero essere nemici, in realtà, sono legate. Sono appese a un filo sottile come il fumo che si leva dalle loro sigarette e dipendono dalle risposte a tre domande. Chi è il prigioniero? Chi è Guzman? Chi era l’uomo che fumava sul Titanic? Questa è la storia della verità nascosta nell’abisso di una leggenda. Questa è la storia di un eroe insolito e della sua ossessione. Questa storia ha attraversato il tempo e ingannato la morte, perché è destinata al cuore di una donna misteriosa”.

Quando ho letto queste righe non ho potuto non comprare il libro al volo.
Avevo già letto i due precedenti libri di Carrisi, Il Suggeritore e Il tribunale delle anime. Entrambi thriller mozzafiato. Il suggeritore racconta della disperata caccia a un serial killer, le cui vittime non sembrano tra loro connesse ma nascondono tutte grandi segreti; ne Il tribunale delle anime si indaga invece sulla sparizione di una giovane studentessa, che sembra essere stata letteralmente ingoiata dai sotterranei di Roma e dai misteri che avvolgono la città.
La donna dei fiori di carta invece è di un genere completamente diverso. C’è sì un mistero da risolvere, ma la trama non è quella di un thriller, tutt’altro. Potrei azzardare che la scrittura di questo romanzo ricorda quella di Baricco, anche se i due autori sono lontani tra loro anni luce. Il libro si legge tutto d’un fiato, i capitoli sono brevi ma la trama non ne risente, non si “spezza” tra un capitolo e l’altro.
Jacob Rouman, medico di un piccolo avamposto austriaco sul monte Fumo, viene incaricato di scoprire il nome dell’ufficiale nemico che è stato catturato, al fine di negoziare il suo rilascio in cambio di prigionieri italiani. Ma quando Jacob approccia il prigioniero chiedendogli di rivelargli la sua identità, si vede rivolgere due domande: Chi è Guzman? Chi era l’uomo che fumava sul Titanic? Solo trovando la risposta a queste domande, Jacob scoprirà l’identità dell’uomo e forse potrà salvarlo dalla fucilazione.
Ma appunto, chi è Guzman? E qui inizia il racconto della vita di quest’uomo incredibile, racconto che ci trascinerà indietro nel tempo, facendoci conoscere via via altri personaggi strani e affascinanti e trasportandoci in luoghi esotici e ai confini dell’immaginazione. Di Guzman veniamo a sapere che amava raccontare storie, più o meno vere, e che grazie alla sua arte oratoria, in grado di catturare l’attenzione di chiunque lo stesse ascoltando, aveva conquistato anche il cuore di una donna bellissima e misteriosa, Isabel, nonostante l’aspetto fisico non lo aiutasse. Nel corso del racconto però scopriamo che un giorno Guzman lascia Isabel all’improvviso, scomparendo nel nulla. Perchè? E perchè il prigioniero sta raccontando tutto questo a Rouman?
A poco a poco il medico capisce che anche lui è ormai parte di questo racconto, che la sua vita e quella degli altri protagonisti del racconto sono intrecciate da un disegno sottile. Riuscirà a scoprire l’identità del prigioniero? E sarà poi in grado di fare ciò che gli viene richiesto dallo stesso?
Questo libro mi è piaciuto moltissimo. Ammetto di averlo comprato pensando fosse un thriller ma alla fine sono stata proprio contenta non lo fosse. È un libro che permette di evadere con la mente proprio perchè la storia raccontata non ha nulla di classico o di scontato e la trama si costruisce a poco a poco.  Anche molte situazioni descritte sono al limite della realtà, come se gli stessi protagonisti vivano in un mondo surreale e fantasioso dove può succedere qualsiasi cosa. La stessa grotta dove il medico interroga il prigioniero è come un’oasi sospesa sulle atrocità della guerra. Ve lo consiglio!
Qualcuno di voi lo ha letto? Che ne pensate? Vi ispira?

lunedì 14 gennaio 2013

La verità è che non gli piaci abbastanza – Riflessioni sulle illusioni d'amore e il libro La principessa che credeva nelle favole




Chi ha visto il film La verità è che non gli piaci abbastanza, si ricorderà sicuramente la scena in cui il protagonista maschile ammoniva l’amica, speranzosa di ricevere una telefonata dal ragazzo che le piace, spiegandole la differenza tra uomini e donne e concludendo che se un uomo non ti chiama è perchè non vuole chiamarti. Non ci sono scuse, non ci sono misteriosi black out dei telefoni o emergenze imprevedibili. Le donne non devono illudersi, non devono fare castelli in aria, perchè tutto è semplice nell’universo maschile, se l’uomo non chiama è perchè non è interessato.
Questa sostanziale verità si scontra con le speranzose illusioni che noi donne, tutte, ci facciamo quando conosciamo qualcuno. Non chiede nulla di noi, non chiama dopo giorni e giorni e ancora stiamo lì appese, pensando che magari è un tipo solitario, che ha bisogno di tempo, che gli è successo qualcosa, che magari ha perso il nostro numero di telefono. E non guardiamo in faccia alla realtà, fino a quando non ci sbattiamo contro. Alzi la mano a chi non è mai capitata una situazione cosìJ?!
Nonostante gli anni e la presunta maturità, a me continuano a capitare. Recentemente ho conosciuto un ragazzo simpatico e carino; ogni volta che ci vediamo (sempre in compagnia), mi monopolizza, mi racconta tutto della sua vita, non mi lascia un secondo. Salvo poi non chiedermi molto di me e soprattutto non chiedere il mio numero di telefono  per invitarmi a un incontro un po’ più riservato. Mi sono data mille giustificazioni per questo suo comportamento ma alla fine ho capito che forse in fondo in fondo non è così interessato a me, non in quel senso probabilmente. Altrimenti un passo l’avrebbe fatto, anche piccolo. Anche timidamente.
La scrittrice Marcia Grad Powers, nel suo libro La principessa che credeva nelle favole - Come liberarsi del proprio principe azzurro, spiega che noi donne siamo portate a fantasticare facilmente e a costruirci castelli (anzi intere città) in aria su ogni fanciullo che incontriamo perchè fin da piccole siamo state portate a sognare e a sperare di incontrare il principe azzurro che sul suo cavallo bianco ci porta in salvo per farci vivere felici e contente nel suo castello. Ma la vita reale non è così e Marcia, raccontandoci la favola di Victoria, ci , ci porta a scoprire il Sentiero della Verità, che porta con sé Emozioni ed Illusioni, talvolta dure e difficili da accettare, ma il cui traguardo finale è l'accettazione piena di sé e della propria vita. Perchè una persona può amarne un'altra solo nel modo in cui ama se stessa: co tenerezza e accettazione o con intransigenza e rifiuto.



Victoria si chiese per quale motivo avesse sempre desiderato un principe, convincendosi di essere una nullità senza di lui: per poter essere felice e sentirsi splendida, speciale e degna di essere amata aveva avuto bisogno dell'amore del suo sposo e della scintilla che gli illuminava lo sguardo.... Adesso sapeva che pur desiderando un principe all'interno della sua esistenza, non avrebbe mai dovuto permettergli di diventare la sua vita: amava se stessa abbastanza da poter vivere felice, con o senza di lui.

Buon Sentiero della Verità a tutte!