mercoledì 18 luglio 2012

Il film: Paradiso amaro




Qualche giorno fa ho visto Paradiso Amaro (The Descendants), nella rassegna Arianteo (Cinema all’aperto) di Milano, presso la magnifica cornice del Castello Sforzesco (escluso il fattore zanzare fameliche, che ormai resistono anche agli spray tropicali, l’atmosfera era davvero magica).
Il film, che vede protagonista un Clooney che proprio per questo ruolo ha ricevuto una nominations agli oscar,  racconta i giorni di agonia vissuti dalla famiglia King dopo l’incidente con gli sci d’acqua che ha distrutto la vita di Elisabeth, moglie di Matt (interpretato da Clooney), ormai ridotta a un vegetale. Marito indifferente e padre assente, assorbito dalla gestione del trust di famiglia (che controlla un patrimonio enorme di terre vergini nelle Hawaii), Matt dovrà affrontare da solo questa terribile situazione e cercare di recuperare il difficile rapporto con le figlie, la ribelle Alexandra e la piccola Scottie. Durante una discussione con Alexandra, che si rifiuta di andare in ospedale a far visita alla madre, Matt scopre che la moglie aveva un’amante ed era intenzioanta a chiedere il divorzio. La notizia lo travolge e, mentre acconsente ai medici di staccare la spina, dietro volontà della stessa Elisabeth che ha lasciato un testamento biologico, parte con le figlie alla ricerca di questo uomo sconosciuto per affrontarlo e invitarlo a rendere visita a Elisabeth prima che muoia.
Il film affronta con toni mai angoscianti, temi difficili e delicati come il tradimento e il testamento biologico. Se da un lato la cinepresa non esita nel mostrare le conseguenze di un corpo lasciato a morire naturalmente, dall’altro i dialoghi, spesso leggeri e umoristici, sdrammatizzano la situazione e alleggeriscono il contenuto della trama. Il tutto è ambientato nel paradiso terrestre delle Hawaii, territorio ancora magico che regala paesaggi da sogno (è il secondo film in poco tempo che vedo ambientato alle Hawaii; poche settimane fa avevo visto in tv Soul surfers, vera storia di Bethany Hamilton, la surfista, oggi professionista, che a 13 anni ha perso un braccio a causa dell’aggressione di uno squalo proprio al largo di Kauai) che colpiscono l’immaginazione e fanno desiderare di andarci al più presto nonostante la grande distanza.
Impeccabile l’interpretazione di Clooney e di Shailene Woodley (la figlia maggiore, Alexandra King). La regia è quella di Alexander Payne, già autore di capolavori quali Sideways e A proposito di Schmidt.
Il film mi ha fatto riflettere sul tema del fine vita e del testamento biologico.  Tema scottante che ha dato luogo ad accesi dibattiti negli ultimi anni. Proprio ieri, nel corso degli incontri della Milanesiana, manifestazione culturale patrocinata dalla provincia di Milano, sul tema “L’etica del lavoro”, un famoso cardiochirurgo presentava le sue riflessioni sull’accanimento terapeutico nei confronti di malati senza speranza. Anch’io purtroppo mi sono trovata in una situazione così e scegliere non è facile. E non è nemmeno giudicabile una scelta o l’altra. Possiamo solo sperare che un giorno la medicina, come anticipava questo medico, sia sempre più incentrata sul paziente a tutto tondo e porti a valutare quindi  non solo la malattia e le cure in senso stretto, ma anche il livello di vita e le aspirazioni della persona, con una risposta che possa soddisfare al meglio tutti questi aspetti.
E voi cosa ne pensate? Avete visto il film e vi è piaciuto?





mercoledì 11 luglio 2012

Luoghi da visitare: Villa Panza - Varese (e la mostra "Reflections" di Bill Viola)

Domenica sono stata a visitare Villa Panza, a Varese. 

Villa Panza è oggi un bene del FAI, tra quelli secondo me meglio conservati. La villa è stata costruita nella seconda metà del 1700 e poi ristrutturata in epoca neoclassica. Oggi è celebre per la collezione di arte contemporanea che il suo ultimo proprietario, Giuseppe Panza di Biumo, ha raccolto negli ultimi 50 anni, invitando gli artisti più in voga dell’epoca a trasformare le numerose stanze della villa in opere d’arte ambientale. Mentre il piano terra infatti presenta una struttura di abitazione (anche se le sale, riccamente decorate e sontuose, sono ricche di opere d’arte, tra cui i grandi dipinti monocromatici di Sims e Simpson), le stanze del primo piano sono interamente dedicate all’arte e in particolare alle installazioni al neon di Dan Flavin. Non vi dico il tripudio di colori; ogni stanza ha un’installazione e un colore diverso. Bellissimo l’effetto sul corridoio, su cui si affacciano i fasci di luce delle porte; di sotto trovate una foto che ho trovato su internet e che rende l’idea della visione di insieme; ho cercato di scattare qualche foto anch’io ma, essendo vietato e dovendo quindi “agire” in fretta, l’effetto non è dei migliori (qualcuna però sono riuscita comunque a farla....ma non ditelo al Fai:-)!).


Allestimento Dan Flavin 1° piano


Interno

Sky space - James Turrell
Scorcio del parco

La villa dal cortile interno



La villa ospitava poi una mostra temporanea che mi incuriosiva da un po’. L’esposizione di Bill Viola “Reflections”. Non sono un’intenditrice d’arte (e quindi prendete pure qualsiasi mio commento con le pinze), però mi piace andar per mostre e farmi emozionare (o meno) dalle opere, moderne o antiche, poco importa. 






Bill Viola è un artista americano famoso oggi per le sue opere di video arte. Ammetto che, anche se si tratta di video (mi si perdoni il termine poco tecnico) e quindi per certi versi di un mezzo di comunicazione più immediato e vicino ai nostri tempi rispetto alla pittura o alla scultura, la loro interpretazione resta tuttavia difficile ai non esperti. Capita però che alcuni ti colpiscano dritto al cuore e ti costringano a fermarti a osservarli (la durata dei video va dai pochi minuti, all’ora e più), per capire, per riflettere, per immedesimarti. Non vi starò a commentare tutti i video esposti anche perchè alcuni di loro non mi hanno colpita o non li ho proprio capiti (mi scusi il sig. Viola). Però due video in particolare mi hanno trasmesso emozioni incredibili: il video “the darkest side of the dawn”, la registrazione dei minuti precedenti l’alba e di come la luce del sole, in crescendo, dia un significato nuovo al paesaggio circostante in ogni fotogramma, e il trittico di Nantes, che documenta la ricerca dell'autore del significato della vita attraverso concetti esistenziali quali la nascita, la morte e la trascendenza. Quest’ultima opera mi ha colpita molto, al di là della crudezza di alcuni fotogrammi (si vede il momento di un parto e l'agonia di un anziano dal volto sofferente e scarno e gli occhi ormai quasi chiusi). Mi ha fatto riflettere appunto sul cerchio della vita, su questo destino che accomuna tutti gli esseri viventi. Sta tutto lì: si nasce, si vive (più o meno bene) e si muore, e all’inizio e alla fine di questo percorso siamo soli, di fronte a Dio, di fronte alla vita in quanto tale e al nostro percorso.


The darkest side of dawn

Nantes Triptych


Se vi capita di imbattervi in un’esposizione di Bill Viola, vi consiglio di vederla, così come vi consiglio, se non abitate lontano, di visitare Villa Panza a Varese.
Buon inizio settimana a tutti!

mercoledì 4 luglio 2012

Una giornata in campagna

Sabato ho trascorso con alcuni amici una giornata in campagna, nelle Langhe. Un paesaggio da sogno, almeno per me che adoro la natura e le terre collinari in particolare.
La mattina l'abbiamo trascorsa alla fattoria Mura Mura. Avete presente Grom, la gelateria? Ecco, Mura Mura è la fattoria dove vengono coltivati i frutti poi usati nella fabbricazione del gelato.
E' stata una visita molto interessante, che mi ha fatto scoprire un modo diverso di coltivare il terreno, un'agricoltura simile a quella di una volta, più rispettosa della natura e dei suoi ritmi, ma all'avanguardia come tecniche di coltivazione. Uno sforzo che paga: non vi dico che sapore le albicocche colte dall'albero! niente a che vedere con la frutta che troviamo al supermercato.
La persona che ci ha accolto alla fattoria ci ha anche raccontato la bella storia di Grom, un esempio di successo di imprenditoria giovanile. Dalla prima gelateria aperta a Torino, con l'idea di produrre il gelato  più buono del mondo, ai 40 punti vendita attuali, sempre nel rispetto del principio chiave, la scelta degli ingredienti migliori per un gelato più buono. Sentire raccontare questa avventura mi ha fatto venire voglia di comprare il libro che questi due ragazzi hanno scritto, "Grom. Storia di un'amicizia, qualche gelato e molti fiori". Lo recensirò appena letto. 
Dopo il pranzo in un agriturismo vicino, dove abbiamo degustato molti piatti tipici della cucina piemontese (tra cui i plin, la carne all'albese, il bonnet), e dopo aver bivaccato qualche ora nel prato (il caldo e la pancia piena hanno favorito il riposo:-)), abbiamo visitato il castello di Costigliole d'Asti, un bell'esempio di architettura medievale (la costruzione è del 1041), che però negli ultimi anni ha subito parecchi danni pare
a causa di una gestione sbagliata, almeno così ci ha spiegato uno dei responsabili della cultura del comune piemontese. Mentre all'esterno infatti la facciata è integra e ristrutturata nel rispetto della costruzione originaria, all'interno troviamo invece una pavimentazione molto danneggiata, affreschi coperti o scomparsi e uno stato di degrado generale. La buona notizia però è che presto verrà ristrutturato e quindi in futuro riusciremo a vederlo sotto una luce diversa.
Che dire di questa giornata? una sferzata di energia per me! é bello sentire il racconto di storie a lieto fine (Grom), passeggiare nella natura, godere di un paesaggio meraviglioso come quello delle Langhe. Le foto lo possono testimoniare!

Paesaggio

Papaveri e fiordalisi

Campo di meloni

Arnie

Castello di Costigliole d'Asti, facciata esterna

Castello di Costigliole d'Asti, cortile interno




domenica 1 luglio 2012

Quasi quasi cambio vita



Titolo: Quasi quasi cambio vita
Autore. Chiara Micozzi


Ho appena finito di leggere il libro di Chiara Micozzi (Le recensioni di Chiara), "Quasi quasi cambio vita" e mi è piaciuto tantissimo!
Racconta le avventure (e disavventure) di Sabrina, ragazza normale dei nostri giorni, laureata e piena di speranze per il futuro, che un giorno si accorge che qualcosa nella sua vita non va, che forse sta seguendo una strada non sua. Nonostante gli studi in lettere e la grande passione per i libri, si ritrova a lavorare come segretaria in un importante studio notarile, dove però la cosa più interessante che le capiti è di andare a spedire dei documenti in posta. Per fortuna c’è Paolo, il suo fidanzato da quattro anni, e le sue amiche, Chiara e Laura. Ma anche le cose con Paolo non vanno benissimo, nonostante Sabrina cerchi di nasconderlo a tutti incluso a se stessa. Paolo è distante, esce spesso senza dare spiegazioni, non aiuta in casa, non partecipa alla vita della sua compagna. Da due mesi non fanno l’amore e quando Sabrina si decide a confessarlo alle sue amiche, loro la mettono in guardia: questa cosa non è normale e Sabrina deve fare qualcosa per riconquistarlo ed evitare che il loro rapporto si esaurisca.
Una sera a cena Sabrina cerca di far ingelosire Paolo, mettendo in scena atteggiamenti sexy con Christian, il miglior amico di Paolo, che Sabrina in cuor suo ha sempre detestato. Ma l’alcol ci si mette di mezzo e la serata si trasforma in un mezzo disastro: Paolo non si ingelosisce e Christian approfitta della vulnerabilità di Sabrina per provarci con lei! Sì, decisamente qualcosa non sta andando nel verso giusto e quando, qualche giorno dopo, rientrando a casa prima del previsto, trova Paolo a letto con un’altra, Sabrina capisce che la sua vecchia vita è arrivata al capolinea e nulla sarà più come prima.
Saranno un viaggio a Berlino con le sue amiche del cuore e la scoperta di un negozio speciale nella città tedesca a far scattare qualcosa in Sabrina, che troverà finalmente la forza di gettarsi alle spalle il passato e iniziare a fare ciò che ha sempre desiderato. Magari in compagnia di un nuovo amico…
E’ un libro molto scorrevole che si legge velocissimo, le ultime pagine le ho divorate camminando per strada, cosa che non faccio maiJ!!
Come non immedesimarsi in Sabrina? Sarà il particolare momento della mia vita, ma io mi sono ritrovata spesso a pensare “ma che ci sto facendo qui”, “cosa voglio veramente dalla vita”, e così via, le stesse domande che Sabrina si pone nel corso del romanzo.
Chiaretta complimenti! Hai detto di aver scritto il libro d’un fiato e di non averlo riletto. Devi continuare assolutamente a scrivere perché riesci a trasmettere tante emozioni e a parlare al cuore delle persone.

Consiglio questo libro a tutti!